Sempre più spesso, soprattutto sul web, mi trovo a discutere con appassionati di fotografia, sia amatori che professionisti, i quali esprimono lamentele riguardo la qualità costruttiva delle lenti odierne. Le critiche principali si concentrano su due aspetti: il diffuso impiego della plastica, sia nei corpi degli obiettivi che, in alcuni casi, nelle lenti stesse, e l’adozione di correzioni elettroniche per gli schemi ottici moderni.
Personalmente, ritengo che tali critiche non abbiano fondamento. In questo articolo, illustrerò le mie ragioni e spiegherò perché considero questi nuovi approcci nella costruzione degli obiettivi non solo giustificati ma capaci di inaugurare l’era di sviluppi innovativi per gli schemi ottici, precedentemente ritenuti impensabili.
Come costruivano le lenti?

Fino a pochi anni fa, nel settore delle reflex, l’adozione dell’elettronica era limitata e si confinava principalmente a moduli di autofocus e processori d’immagine. Solo in una fase successiva, questa tecnologia si è ampliata includendo la correzione delle aberrazioni lenticolari, l’elaborazione interna dei file RAW e altre funzionalità ora comuni nelle fotocamere mirrorless.
Gli obiettivi disponibili si categorizzavano essenzialmente in due gruppi: da un lato, le lenti kit, con una qualità costruttiva e prestazioni ottiche medie, ideali per i neofiti della fotografia e per chi muoveva i primi passi con il proprio apparecchio; dall’altro, le lenti premium, prodotte con maggiore attenzione ai dettagli e dotate di prestazioni ottiche da buone a eccellenti.
In passato, la progettazione di schemi ottici di qualità implicava l’uso di una considerevole quantità di materiale vetroso, con l’inevitabile conseguenza di aumentare peso, dimensioni e costi degli obiettivi. A ciò si aggiungevano svariate difficoltà tecniche, che rendevano alcuni obiettivi particolarmente ardui da realizzare, quando non addirittura proibitivi.
L’avvento dell’elettronica
Un giorno, però, alcuni ingegneri ebbero l’idea di sfruttare la tecnologia per superare i problemi costruttivi esistenti. Con un approccio innovativo, progettarono uno schema ottico caratterizzato da distorsioni significative e da abbondanti aberrazioni cromatiche, difetti che, tuttavia, potevano essere corretti direttamente all’interno della fotocamera. Questa correzione sarebbe stata realizzata attraverso calcoli effettuati dal dispositivo, ispirandosi ai processi già utilizzati nei vari software di editing, mediante il caricamento dei profili specifici delle lenti.
Questa innovazione ha permesso ai produttori di realizzare lenti precedentemente inimmaginabili, più compatte e leggere. Le correzioni automatiche durante la fase di scatto assicuravano che l’utente non percepisse alcuna anomalia.
Una vera e propria rivoluzione, che spesso non ha ricevuto il giusto riconoscimento, specialmente da parte dei misoneisti o dagli irriducibili dell’analogico. Tuttavia, questa potrebbe rappresentare la strada verso una riduzione dei costi di produzione delle lenti, senza comprometterne la qualità. Rifletteteci.
I materiali

Riguardo ai materiali, è necessario adottare un approccio leggermente differente. Comunemente, prevale l’idea che gli oggetti in metallo siano superiori in qualità rispetto a quelli in plastica, una convinzione che spesso non corrisponde alla realtà.
In qualità di professionista nel settore metallurgico, sono consapevole che l’impiego dell’acciaio non assicura di per sé un’elevata qualità costruttiva. In altre parole, se il processo produttivo non è adeguatamente monitorato o, peggio ancora, se si tenta di ridurre i costi a scapito della qualità, l’uso di materiali di pregio può risultare in prodotti finiti soggetti a guasti precoci o di qualità inferiore.
Di conseguenza, piuttosto che porre l’accento sulla differenza tra acciaio e polimeri plastici, è cruciale concentrarsi sulla qualità dei processi produttivi e sui controlli di qualità durante la fase di costruzione. Un prodotto realizzato con attenzione in plastica sarà sempre migliore di uno in acciaio fabbricato in modo economico o senza adeguate verifiche di qualità.
In aggiunta, lavorare la plastica risulta molto più agevole rispetto all’acciaio, consentendo di alleggerire significativamente i prodotti, che diventano così più leggeri e maneggevoli.
Concentriamoci sul risultato
Desidero condividere alcune riflessioni con voi, poiché spesso ci perdiamo in discussioni di scarso valore. Quando perseguito un obiettivo, mi focalizzo su due elementi chiave: il risultato desiderato, ovvero qualità dell’immagine data dalla lunghezza focale e dall’apertura del diaframma, e la facilità d’uso. Ad esempio, se un obiettivo pesa 3 kg e ha una lunghezza di un metro, probabilmente lo lascerò a casa anziché portarlo con me nello zaino.
Non possiamo trascurare il fattore costo, in quanto lenti più grandi e pesanti implicano un maggiore utilizzo di materiali, e più materiali significano costi più elevati. Tuttavia, forse dovremmo concentrarci esclusivamente sul risultato finale. Se quest’ultimo soddisfa pienamente le nostre esigenze, perché preoccuparci dei metodi utilizzati dal produttore per raggiungerlo?
È cruciale valutare le nostre priorità. L’elemento più importante dovrebbe essere la qualità delle immagini prodotte dalle lenti e la loro capacità di rispondere alle nostre necessità fotografiche. Se un obiettivo più leggero e compatto riesce a offrire lo stesso risultato di uno più pesante e ingombrante, allora potrebbe rappresentare la scelta migliore, a prescindere dai materiali o dal metodo costruttivo impiegato.
Pertanto, vi esorto a valutare con attenzione il risultato finale che desiderate ottenere con le vostre lenti. Se il risultato è complessivamente soddisfacente, non lasciamoci trascinare in dibattiti inutili sulla loro costruzione e concentriamoci sulla fotografia. In fin dei conti, quello che veramente importa è immortalare immagini che ci emozionino e narrino le nostre storie, indipendentemente dalla realizzazione tecnica dell’attrezzatura fotografica che impieghiamo.