Nell’ultimo periodo, alcuni dei miei video hanno registrato un successo superiore alla norma, e con l’aumento delle visualizzazioni cresce anche il numero di critiche ricevute sul mio approccio alla fotografia.
È parte del gioco, ne sono consapevole. Essere una persona che si espone e mostra il proprio stile fotografico, le scelte che fa e mostra come gestisce le immagini, automaticamente induce alcune persone a commentare in modi e con termini che farebbero sorgere il dubbio in chiunque, forse addirittura mettendo in discussione la teoria di Darwin.
Su questo punto però, Just Mick ha realizzato un ottimo video esplicativo, che delinea le dinamiche dietro a tutto ciò.
Le parole, tuttavia, feriscono anche se ormai ho fatto il pelo sullo stomaco. Continuo comunque a credere che molte situazioni potrebbero migliorare se più persone, specialmente coloro che ritengono di sapere come stanno le cose, cominciassero a mettersi in discussione, mostrando cosa fanno e come lo fanno.
Pertanto, questo articolo è indirizzato anche a te che stai leggendo questa mail e ti riconosci nella persona che ha l’abitudine di fare osservazioni senza poi mostrare effettivamente ciò che sai fare e come comunichi con la fotografia.
E no… non è come pensi. Ciò che desidero comunicare con questa newsletter è qualcosa di diverso, non ciò che potresti aver immaginato. Se vai avanti nella lettura forse riuscirò nell’obiettivo.
Mostrare prima quello che fai
Sono un convinto sostenitore del fatto che ogni fotografo, anche se non professionista, ma in particolare tu, appassionato di fotografia praticata come hobby, dovrebbe condividere le proprie creazioni e il processo di realizzazione.
Non perché si debba dimostrare qualcosa agli altri, ma perché la scelta di esporre pubblicamente il proprio lavoro conduce innanzitutto a un’analisi personale approfondita, permettendoci di comprendere meglio cosa facciamo e come lo facciamo.
Per comprendere gli altri è necessario prima di tutto comprendere noi stessi.
Secondo il mio punto di vista, fare fotografia non è solamente un processo che si focalizza su tutto ciò che “viene prima della fotografia”, anche se molti sembrano concentrarsi principalmente su questo aspetto.
La cosa merita un approfondimento.
Dopo lo scatto, segue la valutazione delle immagini ottenute, magari durante un’uscita fotografica. Successivamente, si procede con l’editing delle immagini selezionate, poiché, che ci piaccia o meno, questo è un processo inevitabile.
Sia che si tratti della scelta di un profilo nella fotocamera (quelli Fuji sono davvero bellissimi… li adoro)o del dedicare del tempo a un software di editing, è un passo necessario. Non esiste la “foto al naturale” (come il tonno…).
Eh sì… anche nell’analogico, anche se si utilizzano diapositive, è necessario scegliere la pellicola in base allo stile che si vuole conferire alla propria foto. Se poi ti sviluppi le diapositive, sai anche che il processo di sviluppo influisce sul risultato (ancora più che nello sviluppo dei negativi) e se non lo fai tu lo fa il laboratorio.
Questi passaggi, apparentemente secondari, in realtà ti fanno capire molte cose. Fanno capire a TE molte cose. E diventano tutte parte del “tuo modo di fare fotografia”. Del “_tuo_ modo di comunicare con la fotografia”.
A titolo di esempio, mi rendo conto che il mio approccio alla fotografia è influenzato da vari fattori. Non ho un “pilota automatico” che gestisce tutto, ma spesso il risultato cambia in base al mio stato d’animo, a come ho vissuto l’esperienza, a ciò che mi appassiona nel momento e anche in base alle situazioni personali che magari vivo al di fuori della fotografia.
Non sempre le cose sono come sembrano
Ma sai qual è la cosa meravigliosa, e forse il fulcro di tutto ciò che voglio comunicare con questa newsletter?
La magia si rivela nel momento in cui osservo il risultato finale, un prodotto che, superando ogni aspettativa, mi rende estremamente soddisfatto. È sorprendente notare quanto questo risultato si discosti da quello che avevo originariamente concepito in modo astratto, testimoniando un viaggio creativo ricco di evoluzioni inaspettate.
Azzarderei anche a dire che molte volte il risultato di cui sono soddisfatto è talmente diverso da ciò che magari sostenevo, se non anche agli antipodi, che se non l’avessi realizzata io magari avrei avuto anche il coraggio di criticarla spinto forse più da un’ideale di “principio” che di reale convinzione. E non credo di essere l’unico a vivere questa situazione.
I nostri “principi”, che spesso non abbiamo il coraggio di mettere in discussione, spesso ci impediscono di vedere chiaramente quello che proviamo.
Per questo, tornando al concetto iniziale, sono fermamente convinto che un esercizio utile per tutti gli appassionati di fotografia sia mettersi in discussione, condividendo i propri lavori, le proprie creazioni e il processo di realizzazione.
Aiuterebbe molti di noi a comprendere meglio ciò che sta dietro e che spesso un risultato che apparentemente si liquida con un commento del tipo “la foto è distante dalla realtà” è in realtà molto più vicino alla realtà di quanto si pensi. Alla realtà di vita, esperienza e percezione del fotografo in quel momento.
Perché la fotografia non è una sterile “rappresentazione della realtà”, ma prima di tutto un’espressione artistica, se non addirittura uno specchio dell’anima del fotografo.
È questo quello che volevo dirti
So che forse alcuni hanno pensato inizialmente che volessi trasmettere il concetto del “se non mostri quello che fai, non hai il diritto di commentare”, ma non era proprio questo lo scopo, come avrai capito.
Se sei interessato, ho pubblicato un video in cui parlo di vari aspetti legati alla creazione dei miei contenuti video durante le escursioni fotografiche. Quindi, si tratta di un video meno focalizzato sulla fotografia, ma credo che possa risultare comunque molto interessante per comprendere l’intero processo di lavoro dietro a ciò che faccio!