Ogni composizione che tu ti approcci a fare ha delle caratteristiche comuni: i piani di una foto. Avrai infatti sentito molte volte parlare di “soggetto in primo piano”, “elemento in secondo piano” oppure dello “sfondo” e via dicendo.
In ogni foto quindi puoi individuare generalmente:
- un primo piano caratterizzato dall’elemento più vicino all’obiettivo della tua fotocamera;
- lo sfondo, ovvero tutto quello che sta “dietro” all’elemento in primo piano
- un secondo piano caratterizzato da eventuali elementi intermedi che si trovano tra il primo piano e lo sfondo e che riescono a mantenere una loro individualità.
COME GESTIRE I “PIANI”
Ogni fotografo, quindi anche tu, ha la possibilità di definire quali elementi sono più importanti di altri giocando con la gestione dei piani nella composizione dell’immagine.
È in fondo normale sentire la citazione “essere messi in secondo piano” per indicare una perdita di importanza, al contrario spesso avrai sentito dire “fagli un primo piano” (nel cinema specialmente) per indicare che un soggetto deve essere “esaltato” e reso più importante.
Tu fotografo puoi gestire questa cosa grazie alla profondità di campo, ovvero decidendo quali elementi devono essere “nitidi” e quali “sfocati” ad esempio.
IL PRIMO PIANO IN UNA FOTO DI RITRATTO
Un esempio classico è quello di fotografare una persona o elemento facendo in modo che esso sia perfettamente nitido, mentre lo sfondo (o gli elementi davanti) completamente sfocato.
Giocando con l’apertura del diaframma e le focali hai modo di decidere cosa far apparire “nitido” e cosa “sfocato” (spiego la tecnica nel mio manuale sul bokeh).
Questa è una tecnica basilare e semplice per mettere il soggetto nitido in “primo piano” mentre lo sfondo risulterà totalmente uniforme e privo di elementi distinguibili (e che possono distrarre l’osservatore).
Allo stesso modo però puoi anche decidere di dare importanza a “tanti” elementi del fotogramma (come un gruppo di persone o gruppo musicale), per questo motivo potresti far in modo di ottenere un’ampia profondità di campo in modo che tutti gli elementi siano nitidi e contestualizzati, affinché non ce ne sia uno che prevalga sugli altri.
Ovviamente in questo ultimo caso si deve operare diversamente, in composizione, per far recepire il messaggio all’osservatore senza rischiare che si perda in una foto che non trasmette nulla.
IL PRIMO PIANO NELLA FOTOGRAFIA DI PAESAGGIO
Se nella realizzazione di un ritratto è abbastanza semplice far esaltare il soggetto giocando con lo sfocato alle spalle della persona fotografata, le cose diventano un attimo più complesse quando si parla di paesaggi.
Prova ad immaginare l’ultima gita/vacanza/uscita fatta in montagna o nelle colline toscane e cerca di ricordare il più bel paesaggio che hai mai visto.
Sono sicuro che di quel contesto ti ricorderai benissimo il senso di coinvolgimento e profondità e grandezza degli elementi sul piano tridimensionale: in pratica ti sentivi “dentro il paesaggio” o anche “totalmente sopraffatto” dalla maestosità di quello in cui avevi difronte e non semplicemente davanti ad una “cartolina” da osservare.
Se hai visitato le Tre Cime di Lavaredo, lungo il percorso a portata di tutti ai piedi delle tre cime, saprai bene cosa intendo dire quando parlo di “sentirsi sopraffatti”.
Ecco… questo è il punto.
Le normali foto stile “cartolina” non riescono a darti e trasmetterti il senso di coinvolgimento ma semplicemente mostrano un determinato contesto.
Questa è la difficoltà alla quale vai in contro quando ti approcci alla fotografia di un paesaggio. Devi riuscire a dare un senso di tridimensionalità a alla scena.
COME FARE?
Il modo più immediato è proprio quello di creare uno stacco giocando con gli elementi affinché ci sia:
- un elemento in primo piano
- l’elemento di sfondo
- eventuali elementi intermedi (in secondo piano)
Quindi quando ti approcci a questo tipo di fotografia fai in modo che ci sia un soggetto/elemento importante in primo piano, perfettamente in armonia con lo sfondo, e possibilmente con degli elementi intermedi.
Meglio riuscirai ad ottenere questo tipo di composizione e maggiori sono le probabilità che l’osservatore venga a sua volta coinvolto nella lettura dell’immagine; catturato dal soggetto in primo piano per poi scivolare sullo sfondo passando per gli elementi intermedi.
Giocando le tue carte in questo modo, ovvero sfruttando la prospettiva (di cui approfondiremo l’argomento più avanti nel manuale), potrai ottenere qualcosa di più di una semplice cartolina.
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