Il bracketing è una tecnica fotografica, largamente utilizzata in ambito professionale e amatoriale contemporaneo, secondo cui oltre allo scatto base che riprende un determinato soggetto, ne seguono altri con la medesima ripresa, ma con differente impostazione dei parametri.
Solitamente i parametri su cui si agisce sono quelli dell’esposizione.
In un’interpretazione più estesa, si può definire scatto in bracketing la ripresa di un soggetto (persona o ambiente) che abbia almeno un’immagine correttamente esposta e minimo altre due visivamente uguali con un’esposizione superiore e inferiore a quella corretta.
Le immagini ottenute di solito sono poi raggruppate (bracketing deriva dall’inglese bracket, che si traduce con raggruppare) con lo scopo di ottenere una sola immagine finale con caratteristiche visive, tecniche e creative non percepibili in nessun’altra maniera. Con il bracketing è nata, in seguito, la nota tecnica HDR.
IL CONCETTO DI BRACKETING ALL’INIZIO
Sotto il profilo tecnico, il bracketing, come molti erroneamente credono, non fa parte delle moderne tecnologie digitali; la sua storia è ben più profonda e risale agli anni 70, periodo in cui era fondamentale conservare il maggior numero di scatti decenti per servirsene nell’ambito di un portfolio professionale o di un lavoro commissionato da terzi.
Alla base del bracketing embrionale vi era la “necessità tecnica” di possedere delle immagini sia sovraesposte sia sottoesposte rispetto all’immagine base.
Da questo presupposto l’idea, che avrebbe dovuto soddisfare esigenze economiche, prese ampio respiro e il bracketing diventò una tecnica vera e propria.
In Italia questa tecnica era (e lo è tuttora) denominata ”esposizione variata a forcella” e aveva come obiettivo il prevenire errori di ripresa causati da scarse o mutevoli condizioni di luce, che avrebbero sicuramente influenzato negativamente il lavoro fotografico.
ESPOSIZIONE A FORCELLA
La forcella oggetto della procedura si realizzava semplicemente attraverso un esecuzione di scatti fotografici su una scala crescente e decrescente a diverse esposizioni (vedi foto sopra)
Con questa atipica procedura si otteneva un buon risparmio di tempo, con ricadute economiche positive per i fotografi che non sprecavano inutilmente pellicola (cercando di testare le condizioni ambientali che la luce trasferiva allo scatto) e non erano costretti a ripetere il set qualora il lavoro non fosse piaciuto al committente.
ESTENSIONE DEL BRACKETING E TECNICHE DERIVATE
Sebbene la parola bracketing riporti sempre alla tecnica di scatto su di un soggetto fisso a diverse esposizioni, esistono anche altre estensioni di questo processo fotografico sviluppatesi in seguito grazie al supporto e alla ricerca di importanti pionieri della fotografia digitale.
Esaminiamo alcune di queste tecniche d’avanguardia:
A) FOCUS BRACKETING
Due foto singole realizzate in focus bracketing e poi unite in una unica finale perfettamente a fuoco. — Fonte Wikipedia
Questa tecnica è ben conosciuta da chi fa riprese di macrofotografia, poiché lo scopo è ottenere un numero variabile di riprese pertinenti a un medesimo soggetto ma con differenti piani focali, selezionando l’immagine migliore o fondendole tutte mediante un processo di elaborazione raggiunto grazie ai programmi di fotoritocco avanzati.
B) FLASH BRACKETING
In questa tecnica, allo scatto base ne seguono altri per i quali la potenza del lampeggiatore (il flash) viene a più riprese variata d’intensità, ottenendo una catena di medesime immagini con stroboscopia differente.
C) WHITE BALANCE BRACKETING
E’ facile intuire che si sta parlando del bilanciamento del bianco. In effetti, con questa procedura si esegue una catena di scatti con il bianco bilanciato di volta in volta. Questa tecnica è unicamente legata alla fotografia digitale e non quella analogica.
D) ISO BRACKETING
Anche in questo caso è facile capire il funzionamento della tecnica, si scattano in successione più riprese fotografiche e ognuna di esse subisce una variazione di luminosità.
Di solito, si ricorre all’elaborazione con i software dedicati per poter giungere a una fusione creativa della catena d’immagini, ottenendo sorprendenti risultati con l’elaborato restituito alla fine.
Oltre quelle citate, esistono altre forme di bracketing, ma rientrano in un campo sperimentale e i risultati potrebbero ancora essere realmente lontani dall’essere commercialmente apprezzati su scala professionale.
USO DEL BARCKETING IN FOTOGRAFIA
Il bracketing è ovviamente una tecnica molto interessante, ma va affrontata in modo ragionato.
Di seguito affronto alcuni punti che potrebbero servirti e tornarti utili per comprendere bene l’uso di questa funzionalità della tua fotocamera.
PENSARE AL RISULTATO FINALE
Il bracketing è uno stile vero e proprio che affascina e seduce, ma richiede che il fotografo pensi in “modalità bracket”, in altre parole egli deve ipotizzare la scena da riprendere tenendo a mente il risultato finale che intende raggiungere.
E’ più facile a farsi che a dirsi, se vogliamo; per tale ragione il bracketing diventa utile solo quando è abbondantemente sperimentato in tutte le sue forme.
Come già citato in precedenza, chi fa macrofotografia, spesso, deve ricorrere alle procedure di bracketing del fuoco per cercare di compensare i problemi che sorgono a causa della ridotta profondità di campo.
Lo scopo, questo specifico caso quale potrebbe essere secondo te? E’ presto detto: ottenere un’immagine completamente a fuoco!
Se non possiede un’attrezzatura professionale per la macrofotografia, cui si rimanda la lettura per facilitare la comprensione, il focus bracketing è l’unica reale alternativa possibile.
In un secondo momento sarà il programma di fotoritocco a comporre l’immagine finale.
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IL FAMOSO HDR, FIGLIO PRIMOGENITO DEL BRACKETING
Tutti conosciamo a grandi linee la tecnica HDR (o multiesposizione), la ritroviamo in migliaia d’immagini tanto professionali tanto amatoriali.
Quante volte restiamo stupiti dai colori, dalla compattezza delle tinte, dall’esplosione cromatica con cui una foto HDR riesce a suggestionarci? Bene, il merito va al bracketing o comunque nel fare una multiesposizione.
Per comprendere meglio la rappresentazione fotografica del HDR, e del bracketing a esso associato, bisogna distinguere tra procedura manuale, interamente gestita o pensata dal fotografo e procedura automatica, nella quale si delega alla fotocamera la responsabilità di eseguire i calcoli approssimativi per scegliere, secondo l’opinione del chip, le esposizioni più idonee da utilizzare per la sequenza di scatto.
PROCEDURA AUTOMATICA VS. MANUALE
Il più delle volte si lascia fare alla fotocamera, fidandosi del parere di questa, riuscendo a ottenere risultati poco meno che discreti, raggiungibili anche con i software meno potenti.
Personalmente ti consiglio la procedura manuale, in cui sei tu a decidere in che modo esporre la sequenza di scatti.
La procedura manuale può portare a risultati finali emozionanti, che vanno spesso oltre a quello che si è immaginato prima dello scatto.
Solo la fusione delle immagini a differenti esposizioni è in grado di restituire alle fotografie una gamma cromatica estesa, al momento non esistono altri modi.
Le multiesposizioni (o fotografie HDR) sono utilizzate in tutti i settori della fotografia, da quello commerciale a quello pubblicitario, dalla macrofotografia alla fotografia d’ambiente; anche l’altrettanto famoso HD ormai è strettamente correlato al modello HDR, il figlio naturale del bracketing.
RITORNO AL PASSATO
Alcuni fotografi stanno sperimentando l’uso iniziale del processo di bracketing.
In un ambiente urban o nei casi di riprese fotografiche per le quali non si ha il tempo sufficiente per fare delle valutazioni circa i parametri influenzati dalla luce, buona parte dei fotografi scatta in AEB, cioè in bracketing automatico deciso dalla fotocamera e in seguito determinano quale immagine trattenere e quale scartare.
Le ragioni connesse a questa pratica un po’ arcaica, se vogliamo, potrebbero essere molte:
- inaffidabilità dello schermo LCD,
- improvvisa variazione della luce ambientale,
- impossibilità di decidere correttamente l’esposizione.
Non dobbiamo dimenticare che solo l’occhio umano percepisce correttamente la gamma dei colori cosi come la natura li propone realmente.
La fotocamera, nonostante la tecnologia avanzata, non può esporre correttamente, per esempio, il cielo e terra nel loro complesso d’insieme; l’immagine sarà sempre condizionata dalla variazione di luce instaurata tra le due aree e la gamma dei colori, a causa della luminosità o del contrasto, ne è verosimilmente pregiudicata.
Una corretta esposizione, cosi come l’occhio umano la legge, richiede un’ampia gamma dinamica dei colori e il bracketing moderno potrebbe rappresentare il primo passo verso nuove tecnologie.
SCATTO DEL BRACKETING PER ESPOSIZIONE
Le moderne fotocamere reflex, fatta eccezione solo per alcuni modelli di base (le cosiddette entry level), supportano ampiamente la tecnologia automatica di scatto bracketing per esposizione.
Sarebbe utile leggere le istruzioni fornite con la fotocamera per capire quanto è esteso il bracketing supportato dalla macchina. Tuttavia in questo tutorial ti mostro entrambi i procedimenti.
Lo stimolo creativo e la qualità del risultato finale, invece, sono delegati alla pratica e all’esperienza che riuscirai a maturare con l’esercizio e la consuetudine.
La procedura descritta qui di seguito, vale di massima per ogni tipo di fotocamera.
Abbiamo preso in considerazione questa procedura, poiché gli altri tipi di bracketing sono espressioni dell’uso induttivo, ricercato perlopiù da professionisti che hanno bisogno di sperimentare nuove forme di capitalizzazione creativa della fotografia.
PROCEDURA PER IL BRACKETING AUTOMATICO
- Apri il menu generale della fotocamera.
- Trova la funzione di bracketing, spesso questa è indicata dalla sigla AEB, oppure dalle parole “Exposure Bracketing” (in italiano è indicata come Bracketing Esposizione). Ricorda che questa funzione potrebbe trovarsi nel menu di selezione dello scatto (dove sono presenti anche scatto singolo, scatto multiplo, autoscatto, ecc..). Una volta trovata la funzione, attivala premendo semplicemente il comando d’invio disponibile sulla tua fotocamera.
- Imposta il livello di esposizione tra ogni scatto. La rappresentazione di questo valore è distribuita su una scala con lo zero centrale e con numeri crescenti a destra e decrescenti a sinistra. Questa procedura, nella prassi fotografica, è indicata con le espressioni EV+1 (per la sovraesposizione) ed EV-1 (per la sottoesposizione) sebbene in molti casi si usi il termine “stop” per intendere la variazione da un valore a quello immediatamente successivo.
- Se la fotocamera lo prevede imposta il numero di scatti (ossia i fotogrammi) che devono comporre la sequenza; alcune fotocamere hanno già un numero di 3 scatti preimpostato non modificabile dall’utente, altre permettono una serie più numerosa (5 e 7 fotogrammi).
- Prevedi l’uso del treppiede e montaci sopra la fotocamera, se intendi procedere a una sequenza di scatti da utilizzare per ottenere un’immagine finale nel formato HDR (clicca qui per leggere l’articolo su come si sceglie un treppiede).
- Per quanto concerne l’impostazione del selettore delle modalità di scatto, io consiglio di scegliere la modalità Av (ovvero in priorità diaframma), cosi facendo non rischieremmo una variazione della profondità di campo e manterremo il diaframma nella medesima apertura. In appendice a quanto detto prima, la priorità diaframma dovrebbe utilizzarsi in tutti i casi di fotografia del paesaggio o per le foto di ritratto.
- Conserva gli scatti e associali all’uso di un programma di fotoritocco possibilmente avanzato oppure, qualora tu ne abbia la possibilità, utilizza software mirati per il montaggio d’immagini in bracketing.
CONSIDERAZIONI FINALI
Il bracketing non è difficile da eseguire come avrai notato; la procedura manuale, a differenza di quella automatica, prevede che tu agisca direttamente sulle impostazioni della fotocamera e che sia tu a premere il tasto di scatto (per fare questo ti consiglio l’uso del telecomando per evitare il fastidioso micro mosso).
Controlla sempre le immagini osservando l’istogramma, non basarti solo sull’immagine scattata che vedi sul display posteriore. L’istogramma ti permette di valutare con attenzione come sono distribuiti i toni e in che modo l’esposizione ha avuto effetto sull’immagine.
Un’altra piccola nota riguarda il formato dello scatto, utilizza preferibilmente il formato RAW al posto del jpeg, in modo da poter prevedere modifiche sostanziali ai parametri di base dello scatto, senza sacrificare la qualità dell’immagine restituita. Cliccando qui puoi trovare un articolo interessante sull’uso dell’istogramma.
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