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Fotografare in digitale grazie all’analogico

Alessio Furlan by Alessio Furlan
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Tempo di lettura: 8 minuti circa
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fotografare in digitale

Photo by Chris Arock

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Meglio fotografare in digitale oppure utilizzare una macchina fotografica analogica? Quale tra i due sistemi è migliore e quale dei due ti fa “diventare fotografo”? Un dibattito senza fine questo.

Io dico che è un dibattito senza senso e te ne spiego il motivo.

Lo dico perché si va a paragonare due sistemi, uno molto diverso dall’altro nonostante entrambi facciano parte di un solo mondo: LA FOTOGRAFIA!

Un po’ come paragonare se sia meglio mangiare frutta o verdura… Fanno entrambe bene ed una non preclude l’altra.

Sinceramente non mi sono messo a scrivere queste righe per fare l’ennesimo articolo su quale dei due sistemi sia il migliore. Non è il dibattito tecnico che voglio affrontare, ma quello concettuale.

CON LA FOTOCAMERA ANALOGICA DIVENTI UN FOTOGRAFO MIGLIORE!

bianco e nero
Photo by 🇨🇭 Claudio Schwarz | @purzlbaum

Quando parlo con persone che, magari, sono nate e cresciute con la fotocamera analogica e sono state inglobate nell’avvento del digitale ad età avanzata, di solito il dibattito sulla fotografia ha il medesimo epilogo:

  • Solo con l’analogico si impara veramente a fotografare.
  • Con l’analogico non puoi fare errori perché non puoi intervenire sulle immagini in post-produzione.
  • Con l’analogico le foto sono più naturali perché non puoi intervenire in post-produzione.

Niente di più sbagliato. Voglio metterlo in chiaro fin da subito.

Chi scattava con l’analogico in fase di sviluppo o stampa riusciva a correggere ben più di qualche errore.

Attraverso tempi di sviluppo un po’ più lunghi rispetto al solito o nella gestione della stampa si riusciva a recuperare molto nelle immagini realizzate, come ad esempio gli errori di esposizione.

In fase di stampa – ovvero la fase che prevede la “nascita” della foto sulla carta vera e propria – le cose erano ancora più divertenti.

Mascherare delle aree per non schiarirle troppo, favorendone invece altre non mascherate, era una prassi quasi all’ordine del giorno.

Ansel Adams, maestro della fotografia “bianco & nero”, faceva un uso estremo di questa pratica nella realizzazione delle sue opere che – guarda caso – hanno fatto la storia.

A volte mi chiedo come l’avrebbe presa Ansel Adams se  ai suoi tempi gli avessero proposto software grafici come Adobe Photoshop, Adobe Lightroom o Affinity Photo.

Secondo me avrebbe fatto i salti di gioia e oggi sarebbe un “guru di Photoshop” che vende migliaia di corsi su Udemy.

Ma tornando a noi… anche il crop, che spesso qualcuno si chiede se sia una prassi “corretta” da fare in fotografia, è una questione che non avrebbe nemmeno senso tirare in ballo.

Ai tempi della stampa, semplicemente ingrandendo l’immagine o utilizzando una carta con dimensioni più piccole, si riusciva a fare un crop!

FOTOGRAFARE IN DIGITALE O MANCANZA DEL DIGITALE?

C’era, quindi, nell’analogico qualcosa che “aiutava” ad essere migliori fotografi oppure no? In realtà qualcosa di vero c’è…

Ma non c’entra con “il modo di fare le foto” quanto piuttosto con un aspetto “tecnico” che portava irrimediabilmente a dover approcciarsi alla fotografia (in generale) in modo diverso: le limitazioni.

Le limitazioni erano un aspetto intrinseco della fotografia analogica, ma non in senso negativo. Era la tecnologia che in fondo mancava.

Quando la fotografia analogica regnava sovrana, e qui mi riferisco al periodo prima degli anni ’80-’90, i vari aiuti tecnologici che oggi troviamo anche nelle macchine fotografiche entry-level, mancavano totalmente anche nelle ammiraglie. !

TECNOLOGIA ANCHE NELL’ANALOGICO

Tuttavia, ad un certo punto, anche nell’analogico le cose sono pian piano cambiate.

La Canon EOS 1N, al momento del lancio nel 1994, vantava la possibilità di effettuare esposizioni multiple. Ma non solo due esposizioni come al solito; bensì fino a dieci esposizioni, tutte misurate in modo da non bruciare le zone della pellicola già esposte.

Eh sì! Una macchina piena di tecnologia se prendiamo in considerazione che aveva molte caratteristiche simili alle moderne digitali:

  • le performance dell’esposimetro erano molto simili al digitale,
  • la raffica era di tutto rispetto,
  • il numero e la sensibilità dei punti di messa a fuoco identici ai punti AF trovati nelle DSLR,
  • la possibilità di fare bracketing come con il digitale… ma su una macchina a pellicola (analogica per l’appunto).

Come mai, allora, resiste questa idea diffusissima che l’analogico ti fa diventare un miglior fotografo?

Riflettendoci sopra ho trovato una risposta che, personalmente, ritengo la più valida tra le tutte: LA DIFFICOLTÀ DI VEDERE SUBITO IL RISULTATO

La mancanza di qualsiasi aiuto nella preparazione ed esecuzione dello scatto rendeva difficile anticipare quello che sarebbe accaduto durante e dopo lo scatto.

L’UNICA VERA DIFFERENZA

fotografare in digitale
Photo by Camille Minouflet

La Canon FTb, aveva un’esposimetro che indicava solo se la foto era sotto o sovra esposta, mentre quelli digitali ti dicono addirittura di quanto.

Il Live View è di grandissimo e immediato aiuto nella composizione e valutazione dello scatto, dando una rappresentazione molto fedele su come verrà la foto dopo lo scatto.

Con l’analogico si doveva anticipare quasi tutto: la messa a fuoco, soprattutto con soggetti in movimento, il bilanciamento del bianco attraverso appositi filtri.

Si doveva anticipare persino la luce disponibile o il tipo di fotografia/soggetto da fotografare, per scegliere la pellicola adatta.

GIOCARE DI ANTICIPO E LIMITI

Ecco, tutto questo era un lavoro di anticipazione, mentre con il digitale si può lavorare anche analizzando immediatamente il risultato ed eventualmente rifarlo, cioè dopo lo scatto.

Un altro aspetto trascurato da molti, era la scarsità delle ottiche disponibili al tempo.

Parliamo sempre dell’epoca ante ’90. Precedentemente all’inizio del ventunesimo secolo, erano pochi i sistemi che potevano mettere a disposizione focali che partono dal fish-eye per arrivare al super tele da 800mm o 1200mm.

Per non parlare degli obiettivi zoom, soprattutto nella zona delle focali corte e normali, tipo il 24-70mm.

Quelle esistenti avevano una qualità ottica scarsa rispetto a quelle attuali e tutto questo non faceva altro che obbligare il fotografo a scegliere quasi sempre ottiche a focale fissa, ovvero decidere bene prima qual era il suo “stile” fotografico oppure usare un obiettivo “tele” per fare anche “paesaggio” stimolando così la creatività.

Tutte queste limitazioni obbligavano ad usare di più l’attrezzo che oggi viene utilizzato spesso solo per dare l’impulso al dito indice, a premere il pulsante di scatto: IL CERVELLO!

OK, MA A QUESTO PUNTO MI DIRAI

”hei d’accordo, hai parlato tanto per dar ragione a chi sostiene la supremazia dell’analogico nell’educazione fotografica!”

In una lettura superficiale ovviamente questo mio scritto non fa altro che confermare ed esaltare l’ego di chi ha sempre sostenuto questo.

Ma in realtà, con una lettura più attenta di quanto ho scritto, capiresti che alla fine le limitazioni dell’analogico – che indirettamente portavano i fotografi a diventare consapevoli della fotografia che facevano – sono aspetti che si possono adottare anche quanto ti approcci a fotografare in digitale. Immagina ora di fare esattamente la stessa cosa con la tua reflex digitale.

L’ESERCIZIO ANALOGICO PER FOTOGRAFARE IN DIGITALE

Per un’anno intero vai a scattare solo con una focale, a tua scelta! Anzi, sono clemente e ti concedo tre focali.

  • 24m
  • 50mm
  • 200mm

Nota: anche se non hai esattamente queste focali non cogliere l’occasione per escluderti da questo esercizio. Prendi tre focali o fissa 3 focali sul tuo obiettivo zoom che si avvicinino a queste.

Per ogni uscita dovrai scegliere solo una focale da utilizzare, dovrai anticipare le condizioni di luce che potrai impostare e utilizzare solo una sensibilità ISO.

Per ogni uscita, infine, dovrai stabilire un numero limitato di scatti, diciamo 36.

Massimo 36 scatti al giorno, nelle uscite di più giorni, esattamente come se avessi un rullino di 36 pose nel corpo macchina.

Quindi, riepilogando, ecco un esercizio da fare da qui in avanti per un anno:

  • scegliere 3 focali ed usarne solo 1 ad ogni uscita;
  • ogni uscita usare 1 sola sensibilità ISO;
  • ogni uscita fare al massimo 36 foto (come si disponesse solo di un rullino).

Finiti i 365 giorni con il digitale-analogico andrai ad analizzare e confrontare i tuoi scatti con quelli precedenti.

Ti anticipo un verdetto: le fotografie realizzate nell’ultimo periodo saranno di gran lunga migliori di quelle che hai fatto in tutti gli anni precedenti.

E stranamente… non è stato merito dell’analogico ma solo di un “approccio” diverso alla fotografia.

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Alessio Furlan

Blogger, PodCaster e Fotografo. Quello che voglio è condividere la mia grande passione per la fotografia con te tramite articoli e video.

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