Quando si parla della prospettiva si intende in sostanza il “punto di vista” dalla quale fai la foto. Per farti un esempio, se scatti stando in piedi nella posizione normale avvicinando la fotocamera ai tuoi occhi (o posizionandola davanti a te all’altezza degli occhi se usi il display esterno) si dice che stai scattando dalla prospettiva dell’occhio umano.
Le foto che otterrai quindi, a prescindere da tutti i limiti dati dal formato del sensore, area del fotogramma, lati e vertici degli angoli, rispecchierà grossomodo il punto di vista che avrebbero avuto la maggioranza delle persone che osservano la tua immagine.
E questo, come ormai lo avrai già capito dalle prime puntate di questa rubrica, non è proprio una grande scelta perché alla fine non crei nulla di veramente interessante (ovviamente con le dovute eccezioni).
LA PROSPETTIVA
Di fatto, da una prospettiva “normale” come quella dell’occhi umano, otterrai grossomodo delle foto tutte “uguali”:
- dall’alto verso il basso se il soggetto è mediamente più basso di una persona. Ad esempio un bambino o animale domestico;
- in asse se più o meno alla medesima altezza e questo viene generalmente riscontrato in immagini di paesaggi;
- dal basso verso l’alto se il soggetto o elemento è più alto come potrebbe essere un palazzo, oppure se dai la fotocamera in mano ad un bambino;
COME ESSERE ORIGINALI
La soluzione che ti darò ormai l’hai già capita ed è ovvia vista la premessa poco sopra: devi assolutamente sforzarti di cambiare il punto di vista (più correttamente “prospettiva”) in base al soggetto/elemento che vuoi fotografare.
Questo può essere più semplice da dire che da fare perché non sempre i soggetti fotografati “migliorano” semplicemente abbassandoti o alzandoti rispetto all’asse normale (vista dell’occhio umano).
Inoltre non esiste un punto di vista “migliore”, ma molto dipende da cosa vuoi trasmettere.
FACCIAMO DEGLI ESEMPI
- quando si fanno dei ritratti l’ideale sarebbe sempre fotografare ad un’altezza ed in asse con gli occhi del soggetto fotografato. In questo modo non rischi di generare distorsioni prospettiche (che potrebbero essere più o meno enfatizzate in base al tipo di obiettivo fotografico che utilizzi) e mantieni inalterate le proporzioni del viso.
- se fotografi una persona dall’alto verso il basso questa tende a risultare più bassa, goffa e trasmette anche un senso di “debolezza”. È un po’ come quando tu incontri una persona molto più alta di te… è assolutamente “normale” sentirsi per un attimo “sovrastati” e “vulnerabili”. I bello è che questa sensazione può essere trasmessa per empatia anche in una foto.
- al contrario, se fotografi una persona dal basso vs. L’alto allora risulterà alla vista dell’osservatore molto più slanciata ed importante.
Compresi questi tre semplici esempi ora puoi tirarti su le maniche e cominciare a guardare le foto che trovi su riviste, giornali ecc… noterai, anche nelle pubblicità, che si sfruttano queste tre regole basilari per trasmettere segnali e sensazioni diverse.
- un leader (politico o aziendale) verrà sempre fotografo dal basso vs. l’alto o al massino in asse. Non viene mai fotografo dall’alto verso il basso.
ATTENZIONE ALLE DISTORSIONI
Se è vero che puoi giocare con queste prospettive per comunicare un significato particolare, devi anche tenere in considerazione che ci sono degli effetti collaterali dati dall’obiettivo.
Lo schema ottico dell’obiettivo che utilizzi tende sempre a creare delle distorsioni.
Un teleobiettivo sarà meno affetto da questo effetto collaterale, mentre gli obiettivi grandangolari ne saranno colpiti in modo molto evidente.
Non è un caso che chi ama fare ritratti preferisca obiettivi con una focale da 85mm o 135mm, ma non disperare se non disponi di queste ottiche: ci sono fotografi famosi che amavano fare ritratti con un 35mm o focali anche inferiori.
Il mio consiglio è quello di sperimentare, senza fasciarti la testa prima dell’ora, e valutare di volta in volta come reagisce il tuo obiettivo, consapevole a cosa potresti andare in contro.