Ti sei mai chiesto come fanno i fotografi a creare il senso di profondità in una fotografia?
Infatti quando vediamo una foto sullo schermo del computer o su una stampa, siamo di fronte a una rappresentazione bidimensionale di una scena reale a 3 dimensioni.
Ma in realtà è molto semplice: usano il concetto di prospettiva.
Per quanto spesso venga dato per scontato, questo è uno degli aspetti più difficili da gestire in campo fotografico e, se non viene preso in considerazione in maniera consapevole, può produrre distorsioni indesiderate o immagini piatte poco interessanti.
La prospettiva in fotografia può essere definita come la rappresentazione del senso di profondità, delle relazioni spaziali tra gli oggetti ed il rapporto delle loro dimensioni rispetto al punto di vista di chi le osserva (obiettivo della fotocamera o spettatore).
Il nostro cervello è molto complesso, ma viene ingannato facilmente: quando un oggetto diventa più distante, appare più piccolo di quello che è.
Questa era probabilmente la cosa più scontata che io potessi dire. Ma lascia che io te ne parli, perché a partire da questo semplice concetto, si possono suggerire diverse tecniche fotografiche, con la conseguente selezione delle attrezzature più adatte.
L’indizio sensoriale riguardante la distanza tra gli oggetti, che arriva al nostro cervello per subirne un’elaborazione, può, infatti, essere utilizzato in una fotografia per rappresentare la profondità di campo e creare l’effetto tridimensionale.
IL VIDEO
COME SI PERCEPISCE LA PROSPETTIVA NELLE FOTOGRAFIE
In realtà, il nostro cervello è in grado di codificare le dimensioni naturali di oggetti diversi, come alberi, automobili, persone e animali.
Così, quando vediamo una persona due volte più grande di un edificio, non possiamo razionalmente concludere che la persona sia realmente gigantesca, bensì la interpretiamo semplicemente come più vicina rispetto alla costruzione.

Facciamo di continuo ed in maniera inconsapevole valutazioni automatiche delle dimensioni degli oggetti sulla base delle conoscenze pregresse, mettendoli in relazione con altri elementi presenti nella foto.
Così, una distanza che viene immaginata nel cervello crea la profondità nella foto.
Questo concetto è anche chiamato scala ed aiuta lo spettatore a determinare la dimensione effettiva o relativa degli oggetti nell’immagine.
L’occhio umano, inoltre, giudica la distanza anche in base alle linee e ai piani che convergono verso un punto: questo elemento è noto come prospettiva lineare.
Linee che sono parallele l’una all’altra, quando sono osservate da una grande distanza ci danno la sensazione che si riuniscano in un punto (punto di fuga), come accade nel tipico esempio dei binari.

Questa illusione delle linee parallele convergenti può essere usata per rappresentare la distanza o la profondità in una foto.
CAMBIA IL TUO PUNTO DI VISTA
Il modo più efficace per utilizzare la prospettiva in fotografia è quello di cambiare il punto di osservazione.
Spesso, infatti, ti sarai trovato a fotografare quello che vedi all’altezza degli occhi, spesso indicato come “eye view”.
Ma se vuoi dare alla fotografia il senso della profondità, hai bisogno di un cambiamento di prospettiva e, per fare questo, dovrai fare un po’ di movimento.
Prova ad esempio ad inginocchiarti, in modo da porre la macchina fotografica al livello del suolo ed osserva come questa nuova visuale incide sull’angolo di ripresa: il primo piano della composizione risulterà amplificato.
Fotografare dal basso verso l’alto può rendere il soggetto più importante nella scena o più imponente: anche una semplice margherita può sovrastare gli alberi presenti in un prato.

Al contrario, puoi provare il gioco opposto, quello di riprendere il soggetto dall’alto: assumere il punto di vista ben al di sopra della normale linea di mira certamente ti darà una nuova prospettiva sugli oggetti.
Infine, non dimenticare la prospettiva laterale.
Oltre al semplice cambiamento di posizione o di direzione, è anche necessario che tu ti muova intorno al soggetto, verso destra o verso sinistra, prima di scegliere dove puntare l’obiettivo, prendendo in considerazione, di volta in volta, ciò che costituirà lo sfondo e il primo piano.
Prenditi il tempo per esplorare il soggetto: camminare può cambiare il modo in cui diversi elementi nella fotografia interagiscono tra loro.
A volte è sufficiente uno spostamento di pochi centimetri per rendere rilevante un contorno illuminato in primo piano.
OBIETTIVI E ATTREZZATURE: IL CONTROLLO DELLA PROSPETTIVA FOTOGRAFICA
Per giocare con la prospettiva non è sufficiente il solo dinamismo del fotografo, ma è necessario anche avere le attrezzature adatte.
A questo proposito, bisogna ricordare che una fotografia può essere soggetta ad una “distorsione prospettica della proiezione”, che può essere controllata e corretta con vari metodi: il fish-eye e l’obiettivo grandangolare, ad esempio, producono prospettive false e possono essere utilizzati per produrre effetti particolari di proposito.

Qui puoi notare la deformazione della scena causata dalla deformazione tipica di un obiettivo grandangolare usato per riprendere un soggetto da “troppo vicino”.
Inoltre, sfruttando la riduzione del contrasto o la diffusione della luce (o entrambi) si può avere un controllo della profondità di campo: basta mettere a fuoco su un punto leggermente più corto rispetto all’infinito (o al contrario) in modo che l’oggetto più lontano appaia sfocato, dando così agli spettatori un senso di distanza.

Anche le condizioni atmosferiche come nebbia e polvere possono causare la perdita di nitidezza dell’immagine a distanza. Poiché l’effetto di questa “haze” (diffusione della luce dovuta alle particelle in aria) è proporzionale alla distanza degli oggetti dalla lente, possiamo utilizzare tali informazioni per comporre l’immagine fotografica.
Naturalmente, ci sono vari fattori differenti che contribuiscono alla diversità delle condizioni atmosferiche, ma l’effetto della riduzione di fattori come il contrasto, la luminosità e la saturazione può far credere ai nostri occhi di essere di fronte a qualcosa di veramente lontano rispetto agli oggetti che sono chiari, nitidi e brillanti, percepiti come più vicini.
Anche utilizzare un obiettivo grandangolare per caratterizzare un primo piano può creare un forte effetto prospettico e può essere d’aiuto nel mostrare la profondità nelle foto, in quanto offre una compressione minima tra gli oggetti in una scena.
I teleobiettivi, d’altra parte, offrono maggiore compressione e pertanto gli elementi appaiono più vicini, riducendo il senso di profondità.

In alcuni casi, però, queste lenti possono essere utili per creare immagini drammatiche, in quanto pongono gli elementi della scena come se si trovassero tutti sullo stesso piano: ad esempio, stando a una certa distanza da un edificio e mettendo una persona nella posizione corretta tra la fotocamera e la costruzione, il fotografo può dare l’illusione che la persona sia alta quanto un palazzo.
La lunghezza focale dell’obiettivo è l’ulteriore fattore da considerare quando si vuole sfruttare la prospettiva a proprio favore.
Si tratta di un malinteso comune quello di credere che la prospettiva possa essere manipolata semplicemente cambiando la lunghezza focale della lente: modificando la lunghezza focale cambia, infatti, solo l’angolo di visuale.
A questo elemento si deve aggiungere lo spostamento del fotografo che si avvicina o si allontana (come ho detto prima, si pone in alto, in basso o lateralmente) rispetto all’oggetto.
Un fotografo crea l’illusione della profondità o della superficialità nelle foto utilizzando la giusta combinazione tra lunghezza focale e distanza di ripresa.
Prima di continuare, se i contenuti che realizzo ti piacciono o ti tornano utili, ti propongo di iscriverti alla mia newsletter. I motivi ti possono sembrare banali, ma in realtà iscrivendoti riceverai subito un contenuto gratuito di valore (clicca qui per scoprire di cosa si tratta), ma anche delle newsletter con consigli e punti di vista che non trovi nel blog!
OBIETTIVO A FOCALE FISSA O VARIABILE?
Si possono utilizzare lenti diverse per influenzare la profondità di un’immagine.

Come regola generale, le lenti che offrono più compressione, riuscendo a ravvicinare gli oggetti, permetteranno di cogliere meno la distanza tra gli oggetti presenti in una scena, dando meno profondità alla fotografia.
Ma una scelta importante riguarda senza dubbio il tipo di obiettivo da usare: fisso o variabile?
Posto che i fotografi puristi ritengono indispensabile l’utilizzo di lenti a focale fissa, perché assicurano una maggiore nitidezza alle immagini, è pur vero che gli zoom sono in grado di determinare una flessibilità e versatilità di inquadratura inarrivabile con altre ottiche.
La scelta di quale tipo di lente sia la migliore per rappresentare una determinata scena dipende, in ultima analisi, dalle intenzioni e necessità del fotografo.
L’uso di una lunghezza focale fissa, non essendo regolabile, permette un unico angolo di visuale. Questo aspetto non costituisce un problema nella misura in cui il fotografo può selezionare in anticipo la lente corretta sulla base della composizione che desidera ottenere.
Tuttavia, se ad esempio un fotografo sta utilizzando un obiettivo macro per scattare un primo piano ad un fiore e improvvisamente vede un’aquila che svetta sulla sua testa, non avrà modo di catturare l’uccello in volo senza dover cambiare l’obiettivo. Con uno zoom, invece, si può passare dalle foglie di un albero alla fauna selvatica in meno di un secondo.
D’altro canto, le lenti a lunghezza focale fissa permettono un’apertura massima del diaframma che consente di scattare fotografie in condizioni di luce più scarsa (non rendendo necessario l’uso del flash) e riducendo la profondità di campo, rendendo il soggetto nettamente più identificabile rispetto lo sfondo più sfocato.

Inoltre, queste lenti sono più veloci (nel senso che puoi utilizzare aperture più ampie e di conseguenza velocizzare i tempi) e consentono al fotografo di utilizzare tempi di posa più comodi per scattare foto in rapida successione.
Lunghezze focali variabili, invece, consentono di utilizzare in maniera creativa ed originale gli elementi sulla scena, sperimentando distanze e punti di vista sempre nuovi per aggiungere profondità e scala alle immagini. I fotografi possono sfruttare le lunghezze focali diverse senza dover cambiare continuamente l’obiettivo e mantenendo sempre a fuoco il soggetto.
Questo può risultare vantaggioso quando non si ha ben chiaro in anticipo cosa si desidera fotografare nel dettaglio e a quale distanza ci si troverà dal soggetto. Inoltre, lo zoom non rende necessario portare con sé ulteriori lenti, rendendo il carico delle attrezzature più leggero (un fattore non di poco conto quando, ad esempio, si deve affrontare un viaggio).
I fotografi professionisti tendono ad usare una serie di obiettivi sia a focale fissa che variabile. Per i principianti, uno zoom flessibile potrebbe essere inizialmente l’opzione migliore. Tuttavia, se ne hai la possibilità, prova ad aggiungere qualche obiettivo fisso alla tua attrezzatura fotografica: questo ti permetterà di esplorare una maggiore varietà di tecniche fotografiche e, forse, di ottenere risultati superiori nel tempo.
Per concludere, cercare modi originali per utilizzare gli elementi a disposizione in modo da creare l’effetto di profondità nelle composizioni può essere molto stimolante.
Usando diversi punti di vista e angolazioni, sperimentando obiettivi e lunghezze focali differenti, potrai dare vita ad una maggiore tridimensionalità alle tue fotografie.
Questo contenuto ti è piaciuto o ti è stato utile? Iscriviti alla mia newsletter. I motivi ti possono sembrare banali, ma in realtà iscrivendoti riceverai subito un contenuto gratuito di valore (clicca qui per scoprire di cosa si tratta), ma anche delle newsletter con consigli e punti di vista che non trovi nel blog!