Non ne ho mai parlato effettivamente in modo specifico, tuttavia gli obiettivi Tilt-Shift attirano l’interesse bene o male di tutti. Forse proprio perché non si capisce bene il loro significato, uso e particolarità.
Sono degli obiettivi specialistici, non adatti come “obiettivo generico da usare tutti i giorni”.
Ma hanno delle caratteristiche che non si trovano in nessun altro obiettivo e che, in quei contesti dove si prestano, ti semplificano (non poco) l’ottenimento di immagini perfette.
Di solito si tende a dire che gli obiettivi Tilt-Shift servono per chi fa fotografia di architettura. Ma sei sicuro che si possa limitare la loro caratteristica solo a questo aspetto?
Secondo me no!
Quindi parto dal principio, cercando di capire (e far capire) quali sono le loro caratteristiche.
CARATTERISTICHE OBIETTIVO TILT SHIFT
Gli obiettivi Tilt-Shift derivano dal termine “Tilt – and – Shift”. Ovvero un modo per indicare che l’obiettivo dispone di alcuni snodi che ti permettono – senza muovere la fotocamera – di far slittare l’obiettivo verso l’alto o verso il basso, come pure di inclinarlo verso destra o sinistra.
In pratica immagina di piazzare una fotocamera con l’obiettivo su un treppiede e fissarlo per bene – perfettamente in bolla – in modo che non si muova di un millimetro.
Questa è una situazione abbastanza comune no? In pratica tu non puoi far altro che scattare sull’inquadratura come scelta.
Questo se usi un obiettivo “normale”.
Tuttavia un obiettivo Tilt-Shift permette di essere fatto slittare leggermente verso l’alto o verso il basso. Ma anche di essere inclinato verso sinistra o verso destra.
A COSA SERVE QUESTA PARTICOLARITÀ?
È necessaria ed utile per far fronte a due possibili problematiche che si vogliono risolvere.
La prima è quella relativa alle linee cadenti.
LINEE CADENTI
Sai bene anche tu che se fotografi dei palazzi (o delle chiese/basiliche) molto alti da vicino le foto che otterrai saranno caratterizzate da delle linee “cadenti”.
Si tratta di un effetto ottico che ti fa sembrare questi edifici estremamente “grandi” alla base per poi vedere le pareti che si inclinano e deformano verso l’interno man mano che sali verso la cima.
Questo è un effetto ottico assolutamente normale, chiamata distorsione prospettica. È causata dal fatto che tu, per catturare tutto l’edificio dalla base alla cima, sei costretto a da inclinare la fotocamera leggermente verso l’alto.
Il fatto che, agendo in questo modo, il piano del sensore della fotocamera non è parallelo alla “facciata” dell’edificio, crea la distorsione prospettica.
Tuttavia non è compromessa la possibilità di fotografare “correttamente” questi contesti architettonici. Infatti esistono gli obiettivi di cui stiamo parlando in questo articolo creati per risolvere questa problematica.
SHIFT: SIGNIFICATO
Questi obiettivi, grazie alla possibilità di essere spostati verso l’alto e verso il basso – ma senza spostare la fotocamera che rimane pertanto parallela all’edificio – permettono i catturare tutto l’edificio dalla base alla cima senza far comparire la distorsione prospettica.
Questa possibilità di spostamento dell’obiettivo è chiamato SHIFT.
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LA MODALITA TILT
Certi obiettivi hanno solo la funzionalità SHIFT, ma quelli più moderni integrano anche un’altra possibilità; ovvero quella di inclinare l’obiettivo verso destra o verso sinistra.
Questa modalità è chiamata TILT a cosa serve? Te lo spiego procedendo per gradi, ovvero cominciando dalle basi.
Probabilmente, se hai fatto un corso di fotografia, sai anche tu che il piano di messa a fuoco in una immagine è solo e soltanto uno.
Puoi giocare con la profondità di campo gestendo il diaframma ma questo non toglie il fatto che il piano di messa a fuoco rimane sempre parallelo al piano del sensore della tua fotocamera.
Quando fotografi dei paesaggi con diaframmi molto chiusi forse non ci fai caso, tutti gli elementi dal primo piano allo sfondo sono perfettamente a fuoco, ma se fai fotografia macro o still-life noterai subito dei limiti.
Anche usando un diaframma molto chiuso ti rendi conto che la profondità di campo è veramente limitata e rischi spesso di trovarti con il soggetto sfocato in vari punti prima e dopo il punto di messa a fuoco prescelto.
Questo succede perché, come detto prima e come ti dovrebbero aver spiegato ad un corso di fotografia, il piano di messa a fuoco è sempre e soltanto uno.
Se tutto il soggetto non combacia perfettamente con il piano di messa a fuoco, ottieni delle aree sfocate.
Puoi risolvere questa problematica con la tecnica del focus-stacking, ovvero la tecnica che ti ho già spiegato in altri contesti dove in sostanza vai a fare più fuoco allo stesso soggetto cambiando leggermente il punto di messa a fuoco tra uno scatto e l’altro.
Con tutta questa serie di scatti effettuati poi vai in post-produzione e li unisci (di solito in modo automatizzato tramite le varie funzionalità dei nuovi software) ottenendo una unica immagine nitida in tutto il range che ti interessa.
Se da un lato questa tecnica è veramente fenomenale, dall’altro è comunque limitata a soggetti statici, infatti basta che ci sia un micro movimento del soggetto (magari per un colpo di vento) tra uno scatto e l’altro e potrebbe essere difficile per il software fare una “fusione/elaborazione” congrua delle immagini.
È qui che torna utile la “tecnologia” del “Tilt” negli obiettivi di cui stiamo parlando.
In pratica immagina di fotografare il tuo bel fiore in macro.
Posizioni la fotocamera come si deve inquadrando il soggetto da un angolo di circa 45° ma, invece di avviare la tecnica multi-scatto tramite focus staking, sfrutti la possibilità di inclinare vedo destra o verso sinistra il tuo obiettivo (Tilt).
Questa particolarità dell’obiettivo – che sfrutta la Regola di Scheimpflug – permette di far si che il piano di messa a fuoco del soggetto venga allineato con il piano di messa a fuoco della fotocamera, ottenendo di fatto un’unica immagine perfettamente a fuoco.
Il tutto spesso senza nemmeno avere la necessità di chiudere il diaframma perché il sistema di basculaggio “Tilt” non varia la profondità di campo, ma solo il piano di messa a fuoco.
DOVE TORNANO UTILI QUESTI OBIETTIVI
Ok, ma vendiamo alla questione pratica. Dove tornano utili questi obiettivi?
Mettendo sul piano il fatto che questi obiettivi si sporcano le mani sulla gestione della distorsione prospettica e del piano di messa a fuoco, è naturale comprendere che sono utilissimi che per chi fa fotografia di architettura.
Tuttavia, per lo stesso motivo, possono essere ottimi anche per la fotografia paesaggistica o di reportage urbano, perché ti danno modo di avere un controllo assoluto sulle linee cadenti e messa a fuoco del soggetto.
ALTRI USI
Interessante è l’uso che ne faceva un collega che lavorava nell’ambiente “stock”.
Ricordo che girava sempre e solo con un obiettivo Tilt-Shift e si divertiva a creare effetti particolari realizzando immagini inconsuete o con caratteristiche veramente interessanti.
Infatti con la storia che puoi gestire il piano della messa a fuoco, puoi ottenere immagini che a primo impatto sono originali e che di base non siamo abituati a vedere.
Se sfrutti “sangoogle” e cerchi “effetto modellino fotografia” trovi degli esempi fotografici che fanno capire di cosa parlo.
I LIMITI
Nella domanda veniva anche chiesto se questi obiettivi sono difficili da usare e se si possono usare anche come obiettivi “normali”.
Beh… parto dalla fine.
Si, possono essere usati come obiettivi normali.
Ovviamente se li lasci nella posizione “zero”, ovvero senza Tilt e senza Shift, si comportano esattamente come un qualsiasi obiettivo normale.
Tuttavia questi obiettivi, e vado a rispondere alla prima parte, sono privi della messa a fuoco automatica (per ovvi motivi visto che grazie ai loro basculaggio renderebbero impossibile il lavoro dell’autofocus che non sarebbe in grado di lavorare correttamente) e sopratutto sono un po’ più pesanti ed ingombranti.
Sempre il collega che dicevo prima e che usava questo obiettivo per fare fotografia di tutti i giorni, mi indicava che l’aspetto pratico che si doveva imparare a maneggiare tra tutti era la capacità di mettere a fuoco “prima” che il soggetto fosse nel punto corretto di messa a fuoco.
In pratica non hai tempo con questi obiettivi di fare tutte le regolazioni dovute, pertanto prima decidevi cosa volevi ottenere e solo successivamente cercavi il contesto (o aspettavi il soggetto giusto) da fotografare.
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