Questo articolo nasce da una varietà di domande, osservazioni e affermazioni, ma anche da alcuni “insulti” che ricevo quotidianamente nei commenti ai miei video. Un interrogativo ricorrente è: cosa significa essere un fotografo oggi? E io, cosa sono? Un fotografo? Quali lavori ho realizzato?
Naturalmente, non detengo la verità assoluta, ma posso condividere la mia esperienza personale. Sono un fotografo che ha scelto, per una questione di principio, di non “vivere CON LA fotografia”, ma di “vivere LA fotografia”. In altre parole, ho trasformato la mia passione per la fotografia in una professione.
Per vivere la fotografia bisogna fare i fotografi?
È un”idea diffusa che, per vivere di fotografia, si debba essere un fotografo di eventi, o “scattino”, come si suol dire. Questo professionista è colui che si occupa di cerimonie, battesimi, matrimoni, comunioni e cresime, spesso coltivando il sogno di poter un giorno viaggiare in paesi esotici per fotografare per riviste prestigiose come il National Geographic.
Tuttavia, se ti trovi in questa situazione, sappi che difficilmente potrai lavorare per il National Geographic se continui a fare eventi come battesimi e cresime.
A mio avviso, la fotografia offre molteplici sfaccettature e ci sono diversi modi per guadagnarsi da vivere con essa. Per usare un’analogia fotografica: “ci sono diverse prospettive dello stesso soggetto”, e tutto dipende da come lo si osserva.
Ho scelto un percorso diverso, che mi permette di vivere la fotografia secondo i miei gusti, ovvero organizzando escursioni fotografiche, esplorando boschi e paesaggi incantati, o magari facendo photowalking notturni a Venezia.
Ma da dove arriva il guadagno economico? Dopotutto, le bollette e la spesa al supermercato non si pagano con i sogni.
Nel mio caso, i ritorni economici provengono da attività “collaterali” al mio lavoro fotografico, anche se “collaterale” può sembrare un termine negativo. In realtà, queste attività sono parte integrante e fondamentale della mia professione.
Effetti collaterali
Nel mio caso, la passione per la fotografia mi ha naturalmente condotto all’apprendimento dell’uso di software di editing come Affinity Photo, Photoshop, Lightroom e Capture One. Trovo soddisfazionenell’editare le mie immagini, un pò meno per quelle meno riuscite che richiedono uno sforzo maggiore per essere “recuperate”. Con il tempo tra l’altro il mio stile di editing si è notevolmente semplificato.
Tuttavia, ho scoperto una predilezione ancora maggiore per il montaggio video.
Infatti, trovo una grande soddisfazione personale nell’utilizzare DaVinci Resolve e Final Cut X Pro per creare i video dove documento le mie escursioni fotografiche e cerco di trasmettere quanto mi piaccia essere in un dato posto e fare fotografia.
Questa attività è diventata per me una sorta di hobby appassionante, tanto che ho sempre declinato le offerte di videomaker che si proponevano di editare i miei contenuti. Ovviamente, tutto ciò ha comportato l’acquisizione di competenze specifiche nel campo.
Pertanto, perché non condividere le conoscenze e le esperienze che ho accumulato? Da qui è scaturita l’idea di creare eBook e corsi di formazione, e talvolta organizzo anche uscite fotografiche per le quali ricevo un compenso.
È vero, oggi è possibile trovare moltissime informazioni gratuitamente su internet, su piattaforme come YouTube, ecc. Tuttavia, molte persone preferiscono non perdere tempo a cercare online contenuti spesso spiegati in maniera eterogenea da diverse persone. Preferiscono accedere a un corso strutturato con una logica coerente, dove il docente è sempre lo stesso e mantiene un approccio uniforme nell’insegnamento.
Questo potrebbe essere anche il motivo per cui tu, che stai leggendo questa newsletter, magari hai deciso di acquistare in passato uno dei miei corsi.
A questo punto, potresti pensare: “Allora non sei più un fotografo?”.
Vivo la fotografia. Non vivo “con” la fotografia
“Vivere LA fotografia” è un’esperienza diversa rispetto a “vivere CON la fotografia”. Ho sempre mirato a “vivere la fotografia”, e tutti gli “effetti collaterali” sono gli elementi che mi hanno permesso di raggiungere questo obiettivo.
In altre parole, posso dire che vivo la fotografia attraverso gli effetti collaterali che essa comporta.
Tuttavia, al di là di questo concetto, c’è un altro aspetto di cui desidero parlarti: la grande confusione che regna nell’ideale del “fotografo”.
Fotografo solo per un 15% del mio tempo
Molte persone immaginano che un fotografo trascorra il 90% del suo tempo con la fotocamera in mano. In realtà, la situazione è molto diversa. Un fotografo, come me, dedica – se va bene – solo il 10-15% del suo tempo alla fotografia.
Questa è la realtà, sia su base annuale, mensile o settimanale. E non riguarda solo me, ma tutti i fotografi, inclusi quelli specializzati in cerimonie.
Oltre alla mia esperienza personale, lavorare in proprio nel campo della fotografia significa occuparsi della gestione dei clienti, dei social media (soprattutto nel mio caso, con un crescente livello di esposizione e diffusione mediatica), dell’editing delle foto e, naturalmente, della contabilità, sperando che le finanze vadano bene.
Se si desidera vendere libri di fotografia, è necessario anche crearli, fare delle bozze e testare diverse soluzioni.
Per chi organizza workshop, è fondamentale idearli, pianificarli e promuoverli.
E se, come me, si organizzano escursioni fotografiche, bisogna considerare il “fattore tempo”, sia in termini meteorologici che di compatibilità con gli impegni di una famiglia di cinque persone. È come giocare a Tetris.
E quando finalmente riesci a ritagliarti quei due giorni al mese per uscire a fotografare, ecco che arriva Mr. Murphy, puntuale come un orologio svizzero, con le peggiori condizioni atmosferiche possibili o un’influenza/raffreddore che ti mette KO. Proprio come oggi, mentre scrivo questa newsletter con una febbre da cavallo.
Ed anche la stesura di questa newsletter rientra tra le attività da svolgere, e spero che tu la apprezzi.
In conclusione, se pensavi che il fotografo passasse la maggior parte del tempo con la fotocamera in mano, ti sei sbagliato. Questa è la realtà del mestiere.
Ma allora, cosa significa veramente “Vivere LA fotografia”?
MA TU COME VUOI VIVERE LA FOTOGRAFIA?
Ti ricordi il film dal film “The Fast and the Furious” di Rob Cohen? Il protagonista (Dominic Toretto interpretato da Vin Diesel) diceva alla fine:
“Vivo la mia vita un quarto di miglio alla volta, non mi importa di nient’altro… per quei dieci secondi sono libero”.
Ecco, penso che sia questo l’essenza, se un giorno deciderai di diventare fotografo o se ti stai chiedendo cosa mi renda così appassionato del mio lavoro. A mio avviso, non conta “quanto tempo impugni la fotocamera” o “quante foto scatti”, ma COME VIVI LA FOTOGRAFIA.
Nel mio caso, quei due giorni al mese che riesco a ritagliarmi per intraprendere una nuova avventura fotografica, sono tutto ciò di cui ho bisogno per sentirmi pienamente immerso nella FOTOGRAFIA.
Ciao!